LUCIO FULCI – Le origini dell’horror

LUCIO FULCI - Le origini dell'horror

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Un nuovo libro su Fulci, diranno in molti. Cosa resterà ancora da dire dopo le molte monografie, gli studi, le rivalutazioni persino eccessive e le esegesi accurate di un’opera per anni trascurata? Non molto, è vero. Ci sono stati libri davvero definitivi, che hanno analizzato nel dettaglio i singoli film del regista, in maniera quasi pedante, intervistando comparse e generici, studiando le singole battute, sviscerando scene e sequenze. Non è il caso di questo libro, che non si rivolge agli esperti, a chi sa già tutto di Fulci e del cinema di genere italiano, ma vuole essere un contributo per chi cerca di comprendere la filosofia di un autore del nostro cinema di genere. Fulci lo avrebbe chiamato de genere, con un sarcastico gioco di parole romanesco, ma va bene lo stesso. Francesco Basso parte da un punto di vista particolare per analizzare l’opera di Fulci: la violenza. E cerca di costruire la cronologia della violenza, di andare alle origini dell’horror, di verificare dove altri hanno dato per scontato che l’orrore non c’entrasse per niente. In un breve capitolo riporta la filmografia completa, traccia lo spartiacque tra il periodo delle commedie e il cinema violento, tra i film con protagonisti Franco Franchi e Ciccio Ingrassia e Le colt cantarono la morte e fu… tempo di massacro (1966), primo western artaudiano, condito di splatter e gore. Basso cerca indizi horror in Beatrice Cenci, ma persino nei lavori comici, compie uno studio accurato sulla problematica legata a Los desperados, si abbandona a ricostruzioni sulla possibile attribuzione di un film controverso. Studia con dovizia di particolari il giallo, l’onirismo, il terrore, l’horror comico di Dracula in Brianza e le parti fantastiche de All’onorevole piacciono le donne. Per arrivare al thriller, Non si sevizia un paperino, alla trilogia della morte per la quale Fulci è giustamente famoso. E c’è violenza e orrore persino nei due Zanna Bianca, secondo Basso, forse è la prima volta che leggiamo una simile tesi, ma dobbiamo dargli ragione, dopo aver rivisto con attenzione certe sequenze. L’autore affronta l’erotismo di Fulci, sempre malsano, permeato di morbosa inquietudine, persino in una commedia sexy come La pretora, famosa per aver mostrato la Fenech in un difficile doppio ruolo e in alcune rapide sequenze di nudo integrale.
Lucio Fulci è un cineasta completo che ha lasciato un segno indelebile nel cinema di genere italiano. Ha sempre affrontato ogni pellicola senza pregiudizi e con la massima professionalità. Ha dovuto lottare con budget ristretti e con produttori taccagni. Ha dovuto fare sempre di necessità virtù, ma ha sempre lasciato una traccia d’autore. Dalle sceneggiature per Steno e i primi film con Totò, alla saga di Franco e Ciccio, ai film erotico-maliziosi, per finire con i thriller e gli horror, il tratto distintivo è una marcata originalità. Un regista come Fulci deve essere rivalutato, pur nella consapevolezza che ha girato cose modeste come Demonia e Zombi 3, ma la parte fondamentale della sua produzione resta di buon livello. Le giovani generazioni che non leggono i critici raffinati, devono saperlo. Per questo ben vengano libri come questo che avete appena comprato e che vi accingete a sfogliare. Ricordatevi che vuole comunicarvi un concetto fondamentale, come un simbolico testimone che Fulci trasmette ai cultori della sua opera: “Il volgare al cinema è un brutto film”.

Francesco Basso. Nato il 20.06.1985, Francesco Basso è iscritto all’Ordine Nazionale dei Giornalisti, tessera N° 141748, collabora presso il mensile di Sanremo L’Eco della Riviera. Laureato presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Genova in Dams e Scienze dello Spettacolo con una tesi su Lucio Fulci. Pubblica nell’antologia Parole per Strada Rovereto 2012 il racconto Il boia. Per la rivista on line Skan Magazine pubblica Amor e psiche e Failed Exorcism.

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