Cinema di mafia, Il

Cinema di mafia, Il

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L’impresa alla quale si sono accinti Carmelo Franco e Francesco Paolo Di Fresco – di professione avvocati penalisti e questo probabilmente li ha aiutati – era ambiziosa. Stringere nella misura ampia ma anche angusta di 222 pagine la storia del mafia-movie o meglio del Cinema di mafia, come recita il titolo del volume. Ambiziosa poiché non stiamo parlando dei soli film epicorici, italiani, sulla mafia ma di tutta la produzione mondiale che da Occidente a Oriente ha avuto la Mafia, e le mafie, come minimo comune denominatore. Quindi da Coppola a John Woo a Kitano passando attraverso la produzione noir classica di Stati Uniti e Francia e discendendo fino alle contaminazioni tra camorria e sceneggiata col compianto Merola. Sta di fatto che Franco e Di Fresco riescono con grande chiarezza di idee e capacità di orientamento a tracciare un itinerario nel territorio di Cosa Nostra e affini che si eleva al di sopra della comoda filosofia del catalogo completistico. Nello specifico dell’Italia, magari mancano Il siculo e le stranezze congeneri del bis-bis mafiologico, come Quando i picciotti sgarrano o Uomini di parola – che restano materia piuttosto per una dionisiaca Piccola cineteca degli orrori che non di un saggio apollineo come questo – ma il cinema di Fernando di Leo viene scorporato in un capitolo a sé, come quello di Rosi, come Damiani e come Squitieri, il che non può che farci felici: più che i dettagli vale la sostanza e la ricca visione d’insieme a colpire in senso positivo. Con una bella prefazione di Gregorio Napoli.
DAVIDE PULICI

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