Fischiando in beat

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Complice un titolo forse troppo poco serio e non troppo azzeccato e una circolazione così limitata da risultare di difficilissima reperibilità persino all’epoca della sua pubblicazione, “Fischiando in beat” è spesso passato sotto traccia nonostante sia uno dei lavori più divertenti di Piero Umiliani (qui accompagnato dalla sua orchestra). Uscito originariamente nel 1968, “Fischiando in beat” infila dodici perle di beat strumentale che danno un senso compiuto al tanto abusato termine ‘lounge music’, o ‘easy listening’ che dir si voglia. Dimenticate le sperimentazioni di “Synthi Time”, tanto per citare un altro disco appena ristampato da Schema, oppure la ricerca di lavori più meditati, qui si respira solamente un’incredibile voglia di divertimento tra cocktail party e profumi tardi anni Sessanta. È più facile comprendere le atmosfere fin dai titoli che compongono questo album: si parte con il beat classico della title track e di “Il motivetto delle 10:30”, per poi fare un salto in Brasile con “Autostop per Rio” e “Samba mah nà” (sorta di versione alternativa del suo pezzo più famoso, quella “Mah-nà mah-nà” che tutti conoscono), un altro in Sicilia con “Marranzano boogie”, poi negli Stati Uniti per “Ti piace New York?”, altro pezzo swingante al punto giusto.

Si chiude con l’omaggio al Giappone di “Tokyo Blues”, che anticipa il finale di “Go, go, go”, quasi uno standard jazz, omaggio forse al passato dello stesso Umiliani, che con quella musica si era misurato spesso agli esordi (e non solo). L’unico momento di calma arriva con “Sono nostalgico”, ballatona triste e fumosa, piccola concessione alla lacrima.

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