Lo chiamavano Fantozzi. Vita, passioni e cinema di Paolo Villaggio

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Accade ai più grandi tra gli attori di essere confusi con il loro personaggio. Per questo, parlando di Paolo Villaggio, diventa impossibile non fare riferimento a Ugo Fantozzi, ragioniere ma, prima di tutto, ultima maschera della commedia all’italiana: sintesi impareggiabile dei vizi, delle paure e delle (rare) virtù che, da sempre, albergano nel cuore del Bel paese. Ma se il successo di Fantozzi è stato così clamoroso da irrompere persino nel vocabolario (vedi alla voce “fantozziano”), Paolo Villaggio è stato anche tanto altro. Intellettuale spigoloso e mai banale, legò il suo nome a quello dell’amico Fabrizio De André, per cui scrisse i testi di diverse canzoni. Appassionato di calcio, non ha mai fatto mancare il suo sostegno alla Sampdoria, di cui era grande tifoso. Personaggio politicamente scorretto, non mancò di schierarsi con l’estrema sinistra in tempi in cui il potere aveva colori senz’altro molto diversi. Anticonformista e imprevedibile, seppe regalare momenti di grande letteratura, firmando libri tradotti in decine di lingue nel mondo. “Larger than life”, direbbero di una personalità come quella di Paolo Villaggio gli americani: “più grande della vita” che ha contenuto i suoi libri, i suoi film, le sue canzoni, i suoi spettacoli teatrali, le sue apparizioni televisive. Amori e passioni a cui Valeria Arnaldi tributa un omaggio con una biografia completa e inaspettata, come solo Paolo Villaggio ha saputo essere.

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